Disse il Buddha:
"Shariputra, cosa ti rende triste?
Resti sotto l'albero a meditare tutta la giornata.
Cosa ti rende così ansioso?"
"Oggi ho visto ancora le cerimonie funerarie
sulle sacre acque del Gange.
- disse Shariputra -
Sulle sue rive alcuni pellegrini sono venuti a
bagnarsi nelle sue acque.
Da quel momento ho pensato che essi avessero più il
desiderio di morire che di vivere.
Spesso mi chiedo perché il paese in cui sono nato
sia così povero?
E' come se tutta questa gente fosse venuta al mondo
solo per soffrire."
"E' questo che ti rende così triste?"
chiese il Buddha.
"Certamente, chi può volere una vita di totale
sofferenza?" rispose Shariputra.
"Ti sbagli!" - disse il Buddha - "Là
dove c'è sofferenza, c'è gioia e dove c'è gioia, c'è sofferenza.
Quando un bel fiore appare sappiamo che un giorno
appassirà.
In questo mondo tutto muta in continuazione,
ogni causa ha un effetto, ed ogni inizio condurrà
ad una fine,
è ciò che chiamiamo l'impermanenza delle cose,
ed è così anche per gli uomini."
"Ma finché sappiamo che ci attende un giorno
la morte,
le nostre anime non potranno che essere dominate
dalla tristezza!"
- replicò Shariputra -
E dato che cerchiamo di vincere la tristezza per
tutto il tempo della nostra breve vita,
e di trovare l'amore e la beatitudine,
alla fine non resterà niente di noi dopo la morte.
Allora perché gli uomini nascono se prima o poi
devono morire?
La morte è inesorabile ed implacabile, nessuno può
sfuggirle!"
"Hai dimenticato una cosa!" disse il
Buddha.
"Dimenticato? Che cosa o Beato?" chiese
Shariputra.
"Ciò che hai dimenticato, - disse il Buddha -
è che la morte non è la fine di tutto!
La morte è al più un cambiamento, una
trasformazione.
Non dimenticarlo mai, la morte non è la fine di
tutto!
Tutti quelli che hanno visto la luce su questo
mondo
e che sono stati riconosciuti come santi,
hanno superato la prova della morte.
Se otterrai questo livello di comprensione,
malgrado tutto, supererai la tua natura
umana,
per avvicinarti a quella divina".